Ecco il resoconto della seconda giornata di lavori che si è tenuta il 29 novembre presso l’Università Statale Bicocca di Milano su Archivi d’artista e lasciti, durante la quale si sono approfondite molte delle tematiche preannunciate nella prima giornata.
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La prima sessione di discussione del secondo giorno è stata presentata dal prof. Filippo Danovi dell’Università Bicocca e ha visto riuniti tre rappresentanti internazionali di archivi d’artista: Sylviane Brandouy, del Comité Chagall, Claudia Andrieu del Legal Counsel for the Picasso Administration e la dott.ssa Silvia Fabro, in dialogo con Sharon Hecker, ex collaboratrice della Galleria Christian Stein dove Fabro esponeva, e studiosa di Medardo Rosso. Occorre premettere che gli eredi sono stati durante i due giorni di convegno spesso al centro di alcune velate polemiche, riguardo alla correttezza di affidare a loro la gestione di un archivio in quanto il legame di sangue non permette direttamente di arrogarsi il titolo di maggior esperto sul lavoro dell’artista. Detto ciò si può facilmente intuire perchè l’intervento della Fabro si sia concentrato a sottolineare quanto tale assunto può essere considerato solo come relativo, in quanto esistono eredi, come lei, che hanno seguito e studiato approfonditamente il lavoro dell’artista.
La relatrice ha anche sottolineato una problematicità inerente l’allestimento della scultura contemporanea troppo spesso tralasciata. Il lavoro di Tutela di un archivio, infatti, non si risolve nella dichiarazione di autenticità, ma essa risiede nella correttezza di come viene presentata e allestita, un discorso che sicuramente si ricongiunge a quel concetto di maternità enunciato dal prof. Forti il giorno precedente.
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La compiutezza della scultura contemporanea risiede non solo nella sua struttura fisica ma anche nelle relazione che essa instaura con l’ambiente circostante e con la luce in esso presente. Altro punto dell’intervento della Fabro ha riguardato il restauro, troppo spesso strumento per sostituzioni arbitrarie con materiali verosimili.
La seconda sessione della mattina, moderata da Silvia Simoncelli della NABA di Milano, ha visto riuniti Loretta Wurtenberger Presidente dell’Institute of Artist’ Estates, Rosalia Pasqualino di Marineo della Fondazione Mazoni in dialogo con Manuela Cuccuru della sede romana di Gagosian Gallery, e Hélène Vandenberg, presidentessa del Vandenberg Estate. La necessità di una sempre maggior assistenza legale agli artisti per quanto riguarda le disposizioni testamentarie, spesso con l’utilizzo dello strumento del Trust, è stato il tema del primo intervento che ha introdotto queste nuove figure economiche dedite alla gestione dei lasciti e specializzate nel settore dell’arte. Sottolineando i benefici di un tipo di gestione esterna la Wurtenberger ha annoverato il distacco emotivo, che spesso conduce gli eredi a scelte affrettate, la possibilità di beneficiare di una rete di archivi e istituzioni seguite dallo stesso soggetto, e quella di abbattere i costi di gestione perchè è possibile condividere sede e strumentazioni. In conclusione è stato nominato il caso di Ans Arp, il cui archivio è stato preso in gestione nel 2009, assumendosi l’onere di redigere un nuovo catalogo ragionato e di rilanciare e riposizionare la figura del grande scultore che aveva visto ridurre la propria fama postuma proprio per un errore di gestione del lascito da parte dei familiari.
La dott.ssa Pasqualino di Marineo, sulla stessa scia della Fabro, ha tenuto a precisare che continuare ad additare i parenti degli artisti come degli ignoranti incapaci ( non ha usato queste parole ma è per rendere l’idea) non è poi una gran mossa, in un convegno che, tra l’altro, ne vedeva ben tre di relatori eredi di artisti. La relatrice in questione, in particolare, non è solo nipote di colui che ha rivoluzionato in soli 6 anni il modo di concepire l’opera d’arte, ma bensì anche sorella di Pippa Bacca, l’artista italiana scomparsa prematuramente nel 2008 in Turchia mentre realizzava la performance Sposa in Viaggio. Quindi insomma tasti da non toccare? Quello!
Tornando al convegno, la Pasqualino di Marineo ha illustrato alcune iniziative svolte unitamente alla galleria Gagosian di valorizzazione del lavoro di Manzoni, con due grandi mostre prodotte nel 2009 a New York , curata da Germano Celant, e nel 2011 a Londra e la realizzazione nel 2013 del film Manzoni Artista (qui il trailer). Il succo del discorso era che la collaborazione tra un archivio e una galleria, se fatta in maniera intelligente e non con scopi puramente commerciali, può portare effettivamente valore al lavoro dell’artista. APRITI CIELO. Sappiamo quante reticenze ci sono nel mondo degli storici dell’arte ancien régime verso quello delle gallerie, ma vedere in diretta una persona del pubblico che inizia a inveire contro l’archivio devo ammettere che mi ha fatto tremare. Effettivamente alcune polemiche intorno a questo archivio ci sono state, come anche casi di falsi scoperti e denunciati dalla fondazione stessa, e non vogliamo entrare nel merito su chi abbia ragione perchè la difficoltà oggettiva del lavoro di archivio può spesso causare degli errori.
L’intervento successivo della figlia dell’artista belga Vandenberg ha letteralmente avvolto la platea, per l’amore sconfinato con cui ha saputo narrare questo padre artista, che personalmente non avevo mai sentito nominare. Lei, congiuntamente ai due fratelli, dopo la scomparsa del genitore, ha dato vita all’Estate Philippe Vandenberg. La gestione del lascito ha richiesto molti sforzi, in quanto l’artista possedeva nello studio circa 70.000 opere, tutte da catalogare e di cui ricostruire la storia. Hanno così deciso di trasformare l’intero studio in un deposito visitabile. Tutta la parte cartacea dell’archivio è stata donata all’università locale, con l’accordo di digitalizzarlo interamente e metterlo a disposizione degli studenti per la ricerca. Sicuramente un bellissimo modo di intendere il lavoro dell’artista come un bene comune, e il renderlo accessibile come principale scopo dell’attività di valorizzazione e conservazione.
Nel pomeriggio è stato il turno dell’avvocato Massimo Sterpi dello Studio Jacobacci, tra i maggiori esperti nel settore del diritto d’autore. L’avvocato ha illustrato le problematicità di gestione inerenti lo strumento della Fondazione, che ha come problema principale la grande necessità di risorse economiche per la gestione del lascito e scarsa capacità di autofinanziamento, il che può portare spesso al problema di rilasciare autentiche per far cassa. Le fondazioni, infatti, non hanno nemmeno la possibilità di acquisire il diritto di seguito, in quanto attente alla sfera dei diritti morali e quindi non cedibile a terzi.
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In seguito è stato il turno della Prof.ssa Ann-Marie Rodhes, docente di Legge della Loyola University di Chicago. La relatrice ha illustrato le maggiori differenze del sistema delle donazioni tra America e Europa. Lì infatti è consentito lasciare mediante testamento l’eredità a chiunque, senza dover rispettare le percentuali obbligatorie presenti ad esempio in Italia per il coniuge. Inoltre le donazioni sono sempre esentate dalle tasse in virtù dello scopo filantropico.
Infine è stato il turno dei relatori chiamati a confrontarsi intorno al tema di Archivi e Mercato, e su quale sia quindi la responsabilità del parere dell’esperto circa l’autenticità di un’opera d’arte. Il primo è stato Pierre Valentin, Partner dello studio Constantine Cannon LLP di Londra, che ha illustrato una serie di casi giudiziari in cui emerge che l’esperto non può essere ritenuto responsabile di un parere erroneo se dimostra di non aver agito in negligenza, caso in cui sarebbe invece punibile, in virtù della libertà di espressione.
A concludere la giornata la relazione dell’avvocato Giuseppe Calabi dello studio CBM & Partners che, come il collega che lo ha preceduto, ha illustrato alcuni dei casi di cui si è occupato e ha portato come valido esempio della complessità di stabilire con certezza l’autenticità di un’opera il celebre caso di Renato Peretti. Il falsario di De Chirico una volta beccato avrebbe infatti riconosciuto come sue anche alcune delle opere autenticate dalla fondazione e da sempre ritenute di mano del maestro.
Si chiude così la seconda giornata di Archivi d’artista e Lasciti e il nostro racconto, ormai sfiniti ma celebralmente stimolatissimi ci dirigiamo a casa.
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