Il mondo dell’arte dice NO a Donald Trump e il 20 Gennaio 2017, Inauguration Day del neo Presidente, le gallerie e le istituzioni culturali americane sono state invitate a rimanere chiuse e ad aderire al #J20 Art Stike, ovvero uno sciopero il cui obiettivo è dimostrare dissenso nei confronti dell’atteggiamento politico di Trump.
NO WORK NO SCHOOL NO BUSINESS
Così afferma il manifesto #J20 Art Strike, che si proclama in solidarietà con lo sciopero generale che verrà organizzato lo stesso 20 Gennaio e che vuole lanciare un forte messaggio economico e politico al Presidente Donald Trump. Secondo gli organizzatori, non si tratta di uno sciopero fine a sé stesso e nemmeno una rivolta contro l’arte, o contro qualche istituzione culturale. Si tratta di un intervento destinato ad evolversi nel tempo, anche mediante nuove azioni di protesta contro le chiusure del Presidente espresse attraverso atteggiamenti di xenofobia, misoginia e supremazia.
Molti galleristi, curatori e artisti hanno già aderito all’iniziativa, tra cui Cindy Sherman, Richard Serra, Barbara Kruger e la Lisson Gallery la quale su Hyperallergic confessa di voler partecipare allo sciopero per sostenere i propri artisti e colleghi di fronte ad un’amministrazione politica che lascia presagire un futuro incerto.
Non mancano le obiezioni. Il critico Jonathan Jones sul “The Guardian” definisce lo sciopero inutile e fallimentare per diverse ragioni. In primis, l’Art Strike è una protesta molto debole e non avrà né effetto né conseguenze, anche perché l’arte e la cultura giocano un ruolo piuttosto marginale nella vita quotidiana degli americani. Inoltre, sempre secondo Jones, lo sciopero è un modo per gli artisti di sentirsi meglio con sé stessi e dire a Donald Trump “not in my name”.
Chi vivrà vedrà caro Jones.
Credits:
Img. di copertina: New York’s Election Issue cover, created by Barbara Kruger. Courtesy of Resource Magazine
Fig. 1: Manifesto J20 Art Strike. Courtesy of J20 Art Strike