Nel mese di dicembre sono entrate nel vivo le attività legate alla I edizione della rassegna “Cultura ed integrazione all’ombra della Reggia” promossa dall’associazione culturale Parti Solutions con la direzione artistica di Francesco Massarelli e la collaborazione della galleria d’arte aA29 Project Room Caserta e della società TPS – Touristic Platform System.
La rassegna, realizzata con il contributo della Regione Campania, si propone di affrontare le tematiche sociali e culturali con cui quotidianamente entriamo in contatto attraverso la fruizione di nuove tecnologie ed il conseguente coinvolgimento di diverse fasce generazionali. Teatro della rassegna, e punto di partenza di molte narrazioni, è la Terra di Lavoro, terra in cui un fervido movimento artistico e culturale ha sempre rappresentato il contraltare delle situazioni avverse.
L’iniziativa punta, nello specifico, i riflettori sul tema dell’integrazione attraverso due eventi espositivi ed un concorso fotografico che prevede, anch’esso, un’esposizione delle opere finaliste.
Dal 26 ottobre al 15 dicembre presso la galleria aA29 Project Room della Piazzetta dei Commestibili a Caserta, si è già tenuta la prima parte della rassegna, con la doppia mostra personale curata da Gabriela Galati Monadi con i percorsi fotografici di Valentina De Rosa e Vincenzo Pagliuca.
In Villa Montertuli la De Rosa ha ritratto con sguardo delicato ed empatico pazienti con gravi disagi psichici, motori e sensoriali ospiti di una residenza fiorentina del XV secolo. Valentina De Rosa comincia a frequentare Monteturli nel 2013 per ritrarre con le sue fotografie lo schiaffo psicologico ricevuto dall’incontro con i disabili della struttura. Il colore acido e la geometria temperano corpi e volti, il set ripetitivo e semplicissimo, la persona al centro dell’inquadratura, consigliano uno sguardo diverso alla vita disabile proiettato verso la possibilità, che propone una variabile incontrollabile della bellezza e della vita, stravolgendo i connotati e la percezione ordinaria della realtà. Non c’è dramma da denunciare, la De Rosa si pone accanto alla disabilità in silenzio, affianca la mitezza degli ospiti, li dota di uno sguardo incantato, raffigurandoli come sculture dalla potente gestualità.
Vincenzo Pagliuca in Monos coglie invece la relazione con il contesto circostante di abitazioni, spesso abbandonate, che sorgono lungo la dorsale dell’Appennino Meridionale. Le “sculture dell’uomo comune” raccolgono segni e geometrie, aprono alla soggettività e all’amplificazione mentale, condizione paesaggistica che riflette un paesaggio topografico interiore. Queste case, nello sguardo prolungato e dialettico, l’una dopo l’altra, sono il luogo del raccoglimento e del sogno, il set di un b-movie che alimenta la possibilità di comprendere lo spazio e definire, pensare, visionare la complessità dell’uomo e di un territorio a lui proprio.
Venerdì 21 dicembre le sale della galleria aA29 Project Room si sono ri-aperte per la mostra multimediale Ri-Volti al mare, curata da Francesco Massarelli e realizzata dalla videoartista Luisa Galdo.
Al progetto, una serena riflessione sui fenomeni migratori, hanno prestato i loro volti moltissimi artisti casertani. Attraversando i territori della musica, del teatro, della letteratura, della fiaba, della graphic novel e del libero pensiero, i visitatori hanno avuto la possibilità di incontrare lungo il loro percorso Tony Laudadio, Antonio Pascale, l’Orchestra di Piazza Vittorio di Mario Tronco, Ferruccio Spinetti, Simona Boo, Anna Redi, Enrico Ianniello, Peppe Servillo, Elisabetta Vetrella, Roberto Solofria, Aurora Leone, Francesco Paglino, Gianni D’Argenzio e le matrioske di Fiorella Pontillo.
Le riprese sono state realizzate grazie alla disponibilità e alla cortesia del Teatro Civico 14 – Spazio X di Caserta, del Teatro Olimpico di Roma e dell’Accademia Filarmonica Romana. Nello stesso giorno si è tenuta la premiazione e l’esposizione dei progetti di Carmen Sigillo e Chiara Boschi, vincitrici del bando per giovani fotografi Integrazione ed alienazione oggi, un tema attraverso il quale l’associazione promotrice Parti Solutions, ha voluto porre all’attenzione dei partecipanti la contrapposizione tra l’appartenenza ad un contesto sociale e culturale e le possibili conseguenze dell’esclusione da esso.
Chiara Boschi ha presentato il progetto pluriennale Io & Lei che documenta il passaggio dalla fanciullezza all’adolescenza della figlia: “un periodo di incertezze sociali ed emotive che si ripercuote nel legame tra madre e figlia. Ciò che era non esiste più e ciò che diviene cerca un proprio posto nel mondo, servono nuove parole e nuovi modi di stare insieme. È un rapporto contraddittorio inevitabile, fatto di parole d’amore silenziose, che ci porterà un giorno a trovarci più uguali di quanto pensiamo”. (Chiara Boschi).
Carmen Sigillo, vincitrice ex aequo, ha presentato invece Born in Italy, progetto nato dalla decisione della fotografa di recarsi a Castel Volturno per conoscere da vicino la battaglia legislativa che stavano portando avanti i giovani della TamTam Basket. Seppure nati in Italia, in quanto figli di stranieri, leggi anacronistiche gli negavano la possibilità di continuare a giocare a pallacanestro. Come lei stessa ha affermato “Credevo, all’epoca, sarei rimasta sulla Domiziana uno, o due giorni, che avrei offerto il mio contributo con qualche scatto e poi mi sarei dedicata ad altro. Ben presto, però, dai campi di allenamento ho puntato l’obiettivo sulle vite private degli atleti di coach Antonelli, e da allora non sono più riuscita a lasciare il territorio. Insomma, sono partita da casa convinta di dare una mano ai ragazzi della Tam Tam, mi sono ritrovata io a ricevere tanto. Soprattutto per questo è nato il progetto BORN IN ITALY, per restituire a questi giovani parte di ciò che ho ricevuto! “.
Il percorso espositivo si compone anche di due differenti istallazioni. In una di esse è possibile ascoltare le interviste realizzate dagli studenti delle classi 2E e 2F dell’Istituto Isiss Amaldi Nevio ai loro compagni di scuola provenienti da altri paesi e culture. Nell’altra viene presentato il documentario di Eduardo Servillo, Dream in a bottle, che racconta l’esperienza dell’associazione studentesca Stand nata all’interno della John Cabot University di Roma per promuovere la cultura dell’accoglienza e dare supporto ai rifugiati.
Le esposizioni inaugurate il 21 dicembre chiuderanno il 6 gennaio.
Vi ricordiamo gli orari di apertura presso la AA29 Project Room:
Sabato 29 dalle 17.00 alle 20.00
Domenica 30 dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 20.00