A colazione con Ale Puro: un artista in equilibrio tra sogno e realtà

Last but not least tra le interviste che abbiamo tenuto durante il ciclo di talk “a colazione” durante la nona edizione dell’Affordable Art Fair di Milano, l’incontro con lo street artist Ale Puro rappresentato dalla Galleria Alessia Formaggio di Vigevano. 

Una collaborazione di lunga data la loro, tanto che quest’anno hanno deciso di avvicinarsi, e l’artista ha trasferito il suo studio di Vigevano presso lo spazio attiguo alla galleria. In questi anni di collaborazione Ale Puro e Alessia hanno dato vita ad un rapporto simbiotico e fruttuoso, che ha lanciato la carriera dell’artista.

Dato distintivo dello stile di Ale Puro i volti fanciulleschi e trasognati, metafora di speranza e spensieratezza, sempre in equilibrio tra sogno e realtà.

Partito dalla street art, dopo gli studi all’accademia di Brera, scopre da vicino la cultura dei murales in Messico, per poi spostarsi in India. È lì che avviene l’incontro fondamentale con i suoi bambini.

Durante la conversazione ad Affordable domenica 27 gennaio lo abbiamo “ spogliato” delle sue timidezze per scoprire tutte le sfumature degli stati d’animo delle sue figure perché, in fondo, c’è un bambino in ognuno di noi e Ale Puro, grazie a loro, mette in scena i nostri sogni e dolori, le nostre paure e speranze.

Ecco a voi il testo integrale della conversazione.

Francesca Tribò: Lascerei la parola ad Alessia per raccontarci qualcosa sul restyling della Galleria, ribattezzata da Outartgallery a Galleria Alessia Formaggio e sulle modalità con cui si è sviluppata la collaborazione con Ale Puro.

Alessia Formaggio: Outartgallery era il nome del mio blog, dove facevo interviste ad artisti. Piano piano il blog si è evoluto in uno spazio fisico e abbiamo iniziato a fare mostre e fiere. Per questo motivo, nel 2018, abbiamo voluto cambiare il nome della galleria con il mio. La collaborazione con Ale è nata come un diesel, piano piano. Io lo stimavo e abitiamo nella stessa città, Vigevano, così abbiamo iniziato a collaborare, prima con pochi pezzi, poi con un discorso più strutturato. Nell’ultimo periodo, dopo le partecipazioni consecutive ad Affordable e ad altre fiere italiane, abbiamo deciso di realizzare delle mostre, prima a Como, poi un’ampia personale in galleria da noi a luglio. Come hai anticipato tu la galleria è formata da due spazi, uno fronte strada e uno affacciato sul cortile, che usavo per le personali degli artisti che rappresento. In ottobre abbiamo deciso di condividere con Ale questo spazio. A Vigevano è scattata quella che io chiamo la puromania, perché anche di chi non si intende di collezionismo e non è avvezzo al mondo dell’arte, apprezza particolarmente il suo stile. Così abbiamo creato questa sinergia, e lui negli anni ha tappezzato Vigevano. Addirittura negli ultimi mesi del 2018 per la rimozione di un suo murales si è sviluppato un movimento spontaneo intorno all’hashtag #savepuro per protestare contro la rimozione di una sua opera.

Ale il pubblico di Affordable dovrebbe avere familiarità con le tue opere, essendo ormai una presenza fissa da molte edizioni e, ricordiamolo, nel 2017 sei stato vincitore del contest di pittura qui in in fiera e l’anno passato hai tenuto un workshop, ma noi vogliamo andare un po’ oltre ed esplorare insieme come è iniziata la tua carriera artistica….quindi rompiamo subito il ghiaccio! Ci racconti come hai mosso i primi passi nel mondo dell’arte?

Ale Puro: Il mio nome d’arte parte dalla tag che mi ero creato a 16-17 anni facendo i graffiti, perché ho sempre avuto una passione per il disegno, ma frequentavo il Ragioneria. In quegli anni mi sono appassionato al mondo hip hop, alla musica, allo skate e alla break dance e le ho provate tutte, ma obiettivamente ero scarsissimo! Allora ho deciso di coltivare la passione per il disegno con i graffiti iniziando piano piano a riempire Vigevano, ho effettivamente obbligato le persone a notarmi. Il mio percorso nasce quindi lì, ed è arrivato ora a uno stile molto vicino all’illustrazione.

Dopo il Ragioneria hai deciso di iscriverti all’Accademia di Brera, tu però consideri fondamentale per lo sviluppo delle tue figure non tanto la frequentazione dell’Accademia quanto un viaggio in India, ce ne vuoi parlare?

Io ho capito che il Ragioneria non faceva per me quando la professoressa di Economia Aziendale durante le sue ore di lezione ci mostrava i film biografici degli artisti…lì ho compreso che la mia strada era un’altra. Finita la scuola ho pensato di coltivare questa passione per il disegno con l’iscrizione all’Accademia che mi ha aiutato a comprendere di più le dinamiche dell’arte e delle gallerie, ho iniziato a visitare le mostre e a stare a contatto con ragazzi che condividevano la mia stessa passione. Però non l’ho conclusa, e dopo i primi due anni ho iniziato a viaggiare per aiutare mio padre che commercia in tessuti per calzature. Così sono stato in Messico, la cui arte ha influenzato il mio lavoro, e come dicevi tu fondamentale è stato il viaggio in India. Infatti ha segnato il passaggio dalle lettere dei graffiti ai figurativi. Viaggiando non potevo dare la continuità ai graffiti e ho iniziato a ritrarre ciò che vedevo intorno a me. Ad esempio un signore anziano che dava da mangiare ai piccioni, lo rappresentavo mentre spargeva stelle al posto delle briciole.

Ho creato così questi personaggi che abitavano mondi di fantasia, e chi sono i migliori interpreti di questi mondi? I bambini! In India li vedevo sempre sorridenti, eleganti, positivi e mi facevano riflettere su ciò che abbiamo noi sempre a portata di mano che ci porta a dare molte cose per scontate, lì non era così. La domenica io stavo senza corrente…mi ha aiutato molto a crescere sotto l’aspetto umano e pratico. 

Ho riflettuto più volte sul tuo nome, se fosse reale o uno pseudonimo artistico, se quel Puro poteva avere a che fare con i tuoi bambini, con il tuo modo di essere e apparire, con ciò che volevi esprimere con la tua arte, ma insomma questo nome da dove nasce?

Il nome è nato dall’esigenza di trovare una tag quando avevo iniziato a frequentare questi ragazzi della scena hip hop, ho trovato allora questa scatola di sigari sudamericani “Puro” e da lì ho iniziato a utilizzarlo, dapprima mi piaceva proprio esteticamente la parola, le lettere da cui era composta, e poi è diventato “mio” e, per caso, si è abbinato allo stile dei miei figurativi.

Guardando il tuo lavoro, da storica dell’arte, trovo delle difficoltà nel cimentarmi nel solito giochetto di rimandi a grandi artisti per rintracciarne le influenze perché, effettivamente, hai sviluppato un linguaggio molto personale. Se te lo chiedo in modo molto diretto sapresti dirmi quali sono stati i tuoi maestri, quelli che in qualche modo hanno influenzato il tuo lavoro?

Io mi sono formato da autodidatta e ho sempre cercato di lavorare per conto mio e creare il mio percorso, la già citata professoressa di economia aziendale tra i primi artisti che mi mostrò c’era Basquiat e conoscevo già il percorso di Keith Haring, quindi ho cercato di prendere ispirazione man man da ciò che mi piaceva. Un artista che seguo da sempre è  l’illustratore Quentin Blake che illustrava i racconti di Roald Dahl perché da piccolo leggevo spesso il libro Le streghe, che un po’ mi faceva paura e un po’ mi attraeva, mi piace molto il suo tratto e mi sono sempre ispirato a lui.

Guardando le tue opere sorge spontaneo interrogarsi sull’innocenza persa con l’età adulta, perché in fondo tu rappresenti il bambino che c’è in ognuno di noi, le paure, i sogni, le insicurezze, credi che ci sia qualcosa che dovremmo difendere e preservare del bambino che eravamo? C’è qualcosa che dovremmo re-imparare dai bambini? Tu sei anche due volte padre quindi hai avuto anche modo di rimetterti in discussione crescendo loro…

Si io sono papà di Nina, che ha 7 anni, e di Romeo. Nina è parte fondamentale del mio percorso artistico, quando ho saputo che la mia compagna aspettava una bambina mi sono detto che dovevo prendere le cose sul serio, non potevo andare la notte a fare graffiti, mi dovevo rimboccare le maniche. Questo ha segnato il passaggio dal muro alla tela, proprio grazie alla responsabilità verso mia figlia. I miei disegni sono cambiati in quel periodo, prima erano bambini senza pupille, quando è nata Nina ho iniziato a fargli gli occhi belli come quelli che aveva lei. Ora prendo ispirazione per le mie opere guardando molto di più il mondo che mi circonda, perché purtroppo si dedica molto tempo alla tecnologia e ai social e si perde l’occhio verso l’esterno, si perde la capacità di guardarsi intorno. Me ne sono accorto proprio grazie ai miei bambini, lo stupirsi delle cose banali è dentro di noi, crescendo la perdiamo perché siamo presi da altre responsabilità. Devo ai miei figli l’essermi imposto di prendermi i miei spazi, guardarmi intorno per trarre ispirazione per le mie opere. 

Ale con il tuo murales In quel fiore ci nascondevo il mondo, ispirato alla storia della staffetta partigiana Liliana Benvenuti hai fatto parte di un progetto che ha visto la luce nel 2018, ovvero il MAUA, il museo di arte aumentata di Milano, un progetto importante di riappropriazione degli spazi urbani, ce lo vuoi raccontare? 

Il murales era stato realizzato per il settantesimo anniversario della Liberazione creato con il gruppo FAS – gruppo Ferrante Aporti Sammartini, l’associazione per la valorizzazione dei magazzini raccordati e delle zone limitrofe di Milano, che sta facendo molto per valorizzazione dell’area adiacente alla Stazione Centrale. Mi avevano proposto questo lavoro in collaborazione con Alessio Bolognesi, anche lui street artist molto impegnato con le gallerie d’arte. Per realizzarlo ho preso ispirazione dalla storia di questa staffetta partigiana che portava un fiore nei capelli dove nascondeva dei messaggi. In una sua intervista mi aveva colpito la frase “In questo fiore ci nascondevo il mondo”. Il progetto MAUa nasce grazie a un gruppo di ragazzi che hanno vinto un bando del Comune di Milano e si espanderà presto ad altre città. Hanno selezionato dei murales e, grazie a dei workshop con dei digital artist, hanno assegnato ad ogni ragazzo un murales per interpretarlo e creare un’animazione. Il mio è stato animato da Licia Zavattaro, una ragazza davvero molto brava. Ora grazie all’app di Bepart è possibile visitare la città, inquadrarli con lo smartphone e scoprire le animazioni.

Tu continui a muoverti su due direttrici parallele, da una parte hai le gallerie che ti rappresentano in cui porti lavori che effettivamente si relazionano con il collezionismo e l’aspetto di compravendita del mondo dell’arte, dall’altra parte continui a portare avanti i tuoi progetti street, questo nasce da una tua esigenza di comunicare? Cosa ti da e ti ha dato la street art?

Io son nato da quello e, a seconda degli impegni, non lascio andare quell’aspetto e torno sulla strada per comunicare con la comunità, perché già l’idea che una mia opera nella città possa far sorridere mi fa piacere. Prima Alessia diceva che anche chi non si intende di arte apprezza i miei lavori, questa è una cosa che mi rende davvero molto felice. Quando mi chiedono che cos’è l’arte secondo me, io dico che ognuno manifesta l’arte a modo suo, non per forza con un pennello o una matita. Fare Arte vuol dire trasmettere qualcosa, non centra nulla con la bellezza estetica. C’è sempre un po’ di dibattito sul rapporto tra street art e mercato, gallerie e musei. Ma oggi, ad esempio, ci sono tanti artisti che sono partiti dalle gallerie e ora fanno installazioni pubbliche, quindi riconducibili alla street art, ma in passato sarebbe stata definita solo installazione quindi i confini oggi sono davvero molto sfumati. 

Cosa bolle nella pentola della Galleria Alessia Formaggio e di Ale Puro nel 2019? Avete dei progetti da sviluppare insieme?

Alessia: I progetti sono tanti, Ale è ricercato! Sicuramente per i murales sta portando avanti una collaborazione con i Fas per un grande murales per viale Sammartini a Milano, siamo in attesa che si sistemino piccoli aspetti burocratici; in questo modo il rapporto tra Ale Puro e Milano diventerà sempre più forte. E poi c’è un progetto a Novara di cui ancora non possiamo svelare niente, ma porterà a una mostra istituzionale e in galleria. Per il resto la galleria parteciperà sempre alle fiere portandosi Ale con sè.

Puro: Devo ammettere che io parto sempre con dieci progetti…poi ne realizzo due! Per tempistiche e altro mollo, c’è ad esempio un animazione che volevo fare in un anno, sempre da autodidatta attraverso dei disegni, e sono già tre anni che ci lavoro, pensavo di finirla a dicembre e ci sto ancora lavorando! Era partita per un video musicale, il progetto è poi saltato e ho deciso di portarla avanti per me: ci sto mettendo tanta calma…forse troppa! Voglio sempre portare avanti i lavori su muro e ho in ballo un paio di libricini illustrati, uno in collaborazione con un’altro ragazzo e uno mio, non so se vedrà la luce quest’anno…lo spero! Cosa sicura è che continuerò a realizzare le sculture in cartapesta, perché piacciono tantissimo e voglio farmi una squadra di bambini di carta!

Il titolo del nostro Magazine Art for Breakfast – arte a colazione –  nasce dall’idea che l’arte e la cultura siano il nutrimento quotidiano più importante, spesso consumato di fretta, ma che in fondo ci sostiene di più nelle giornate. Se tu potessi scegliere con quale arte nutrirti al mattino per vivere la giornata con energia cosa sceglieresti? In altre parole, se le opere d’arte fossero ciambelle quale mangeresti a colazione?

Io mangio poco, però bevo caffè e cioccolato che per me al mattino non può mai mancare, quindi cose semplici ed essenziali. Io non abbinerei la colazione a un’opera d’arte ma più a un bozzetto, un’idea da cui partire per continuare la giornata. Io vado molto a periodi però se ti devo rispondere io mangerei una cosa un po’ naif, un Dubuffet va bene? Una cosa così da sistemare durante il giorno.

POTETE TROVARE LE OPERE ONLINE SULLO SHOP ONLINE DELLA GALLERIA ALESSIA FORMAGGIO
Credits:
Fig. 2: Ale Puro, Starlight, 90x90cm, smalto su tela, 2017, esposto ArtePadova ed.2017, collezione privata. Courtesy Galleria Alessia Formaggio.
Fig.3: Ale Puro, Fuor d’acqua, 60x60cm, smalto su tela, 2017, collezione privata. Courtesy Galleria Alessia Formaggio.
Fig. 4: Ale Puro, Vigevano 2017, collezione privata.
Fig. 5: Ale Puro, Funanbolo, papier-mache, 2016, Collezione privata. Courtesy Galleria Alessia Formaggio.
Fig. 7: Ale Puro, City, 30x40cm, serigrafia digitale su forex, limited edition 25 pezzi, 2017. Courtesy Galleria Alessia Formaggio.
Fig. 8: Ale Puro, Rain, 30x40cm, serigrafia digitale su forex, limited edition 25 pezzi, 2017. Courtesy Galleria Alessia Formaggio.
Fig. 9: Ale Puro, Nuvola d’aria, 30x40cm, serigrafia digitale su forex, limited edition 25 pezzi, 2017. Courtesy Galleria Alessia Formaggio.
Fig. 10: Ale Puro, Umbrellalake, 30x40cm, serigrafia digitale su forex, limited edition 25 pezzi, 2017. Courtesy Galleria Alessia Formaggio.
Fig. 11: Ale Puro, Sirena, 60x60cm, smalto su tela, 2018, pubblicato catalogo mostra Pop Up, Como, collezione privata. Courtesy Galleria Alessia Formaggio.
Fig. 12: Ale Puro, Me&you, 70x80cm, smalto su tela, 2016, esposto all’Affordable Art Fair Milano ed. 2018, collezione privata. Courtesy Galleria Alessia Formaggio.
Fig. 13: Ale Puro, Natura, 70x70cm, smalto su tela, 2018. Courtesy Galleria Alessia Formaggio.
Fig. 14: Ale Puro, Anche gli squali hanno paura del dentista, 100x100cm, smalto su tela, 2016, esposto all’Affordable Art Fair Milano ed.2017, collezione privata. Courtesy Galleria Alessia Formaggio.
Fig. 15: Ale Puro, In quel fiore ci nascondevo il mondo, Milano, 2015, selezionato nel MAUA Museo di Arte Urbana Aumentata.
Fig. 16: Ale Puro, NinnaNanna, papier-mache, 2015, collezione privata. Courtesy Galleria Alessia Formaggio.