Quest’anno durante uno dei talk della 10a edizione dell’Affordable Art Fair promossi da Art for Breakfast, abbiamo incontrato Ana Popescu, illustratrice e artista di origine rumena, che oggi vive e lavora a Vienna. Per il secondo anno e dopo il successo del primo, la fiera ha deciso di dedicare particolare attenzione all’illustrazione, sempre più diffusa come arte di facile fruizione ma con una estrema complessità tra le fila di esperti e di giovani collezionisti. Presentata in fiera da Illustrazioni Seriali, progetto di Chiara Pozzi, Ana ci ha raccontato qualcosa di più sulla sua arte che mette perfettamente in relazione tempo, luce e spazio.
La tua arte sembra essere un mix tra illustrazione e tecnica pittorica classica. Come descriveresti il tuo approccio al lavoro artistico?
Descriverei il mio approccio principalmente come intuitivo. Solitamente osservo e scovo alcuni particolari che mi attraggono particolarmente e provo trasporlo su carta. Sono principalmente mossa dalla relazione tra luce e ombra e come questa si mostra nello spazio. Non lavoro molto sul senso concettuale. Il risultato è un mix tra l’arte intesa comunemente e l’illustrazione.
I tuoi lavori catturano dettagli di spazi differenti, sia indoor che all’aperto. Raccontaci di più su questo tipo di relazione. Perché hai deciso proprio di focalizzarti su dettagli così particolari?
Ad essere sincera, sono completamente affascinata dalle forme, dagli spazi e da come la luce cambia in relazione a tali spazi. La luce rende animati degli spazi statici e li rende invece estremamente vivi e dinamici. Questo è al centro del mio lavoro. Sono guidata dall’effimero aspetto insito negli spazi. Questa unicità rende alcune scene o momenti perfetti ai miei occhi.
L’architettura che rappresenti e come la rendi su carta fanno pensare che ci sia uno studio accurato dietro. Quindi… quanta ricerca metti nella tua arte e quanto invece risulta da un impulso istintivo, se così si può definire..
Il mio processo creativo è prevalentemente istintivo, quindi sì c’è molto impulso “irrazionale”. Di solito quando trovo qualcosa che mi colpisce, scatto una foto e la inserisco nel mio archivio. Quando poi inizio a creare e trasferire sul foglio la scena, mixo gli elementi della foto con dettagli che ho nella mia testa. Progetto dopo progetto attuo un processo creativo in evoluzione, come un corso naturale.
Nei tuoi lavori ci sono prevalentemente spazi vuoti, senza alcuna figura umana. Sembrerebbe che tu voglia rappresentare una “nuova” realtà, diversa da quella che viviamo. Puoi raccontarci di più su questa scelta?
È vero che non sono rappresentate figure umane, ma in tutti i miei lavori la presenza umana c’è e come: ogni scena è rappresentata attraverso i miei occhi come se io fossi presente. Quindi penso che attraverso l’astrazione del concetto di presenza umana nelle scene, di fatto enfatizzo la stessa ma in un modo differente. Ciò crea un parallelismo tra realtà e realtà virtuale in quanto vista attraverso gli occhi di qualcun altro.
Quali sono i 3 ingredienti che ispirano la tua ricetta d’arte?
Se intendi come ciò che mi caratterizza, direi: tempo, spazio e luce. Se dovessi invece scegliere artisti che mi hanno ispirato e influenzato potrei scegliere George de la Tour per l’uso che fa della luce, Alex Katz e poi Vuillard, anche se non so di preciso in cosa mi abbiano ispirata. So solo che li ammiro molto.
A volte il tuo stile e le scene che disegni ricordano il lavoro di Hockney. Pensiamo alla serie Homes per esempio, spiegaci come mai e cosa hai preso dalla sua arte e messo nella tua.
Accade che mi ispiri a lui. Ammiro davvero tutto il suo lavoro e le diverse cose che ha creato. Sono sempre attratta dagli artisti che hanno sperimentato e provato diversi tipi di tecniche e rappresentazioni. Sono molto affascinata anche da come ritrae le cose in un modo che sembra realistico e distorto allo stesso tempo. Potrebbe anche essere qualcosa che sto cercando di ottenere nel mio di lavoro.
Parliamo delle tue prossime collaborazioni. Ci viene in mente ‘Shade’ per Dare to Rug la collezione di 4 tappeti trapuntati a mano esposti in occasione del Fuorisalone 2019. Hai in serbo qualcosa di simile?
Mi è davvero piaciuta la collaborazione con Dare to Rug! È stato molto interessante vedere i miei lavori su un supporto completamente diverso e questo è sicuramente qualcosa che mi piacerebbe continuare a fare in futuro!
Il nostro Magazine si chiama “Art for Breakfast” dall’idea che l’arte possa essere importante quanto il cibo, cibo di cui nutrirsi sin dal mattino. Se dovessi scegliere un artista “da mangiare” al mattino, qualcuno o qualcosa di cui non ti stancheresti e che ti darebbe la carica per affrontare la giornata, chi o cosa sceglieresti?
È molto difficile scegliere una cosa tra tante che ho in mente e che ritengo fantastiche! Scegliere forse Hiroshige per le sue fantastiche stampe giapponesi su blocchi di legno, che mi ispirano sempre e in qualsiasi momento della mia giornata!