Fino al 1° luglio sarà possibile visitare la seconda mostra della neonata galleria milanese MudimaLab di via Tadino 20, dedicata al lavoro del fotoreporter Manu Brabo, già Premio Pulitzer per il fotogiornalismo nel 2013.
Libia. Illusione di libertà è il titolo della nuova esposizione nell’ambito del progetto GUERRE, il ciclo di sei mostre con la quale i due curatori della galleria, Fabio Mantegna e Irene Di Maggio, hanno deciso di inaugurare il nuovo spazio di via Tadino 20 a Milano, interamente dedicato alla fotografia.
La prima terna di mostre personali ha già visto protagonista da marzo ad aprile Fabio Bucciarelli, Premio Robert Capa 2012 e World Press Photo 2013, ora è il turno di Brabo, già premio Pulitzer 2013 per il fotogiornalismo, e a seguire sarà la volta di Diego Ibarra Sànchez. I tre fotoreporter sono anche i fondatori di MeMo Coop, un magazine multimediale, una finestra sul mondo, vero punto di ritrovo e di incontro per una comunità di fotoreporter, che rischiano la loro vita quotidianamente per garantire la nostra informazione su ciò che accade nei paesi teatro di guerra.
Passiamo ora a Manu Brabo, fotoreporter spagnolo classe ’81, protagonista con le sue fotografie di una mostra veramente ben riuscita, con gli scatti realizzati durante i suoi ripetuti, prolungati e forzati soggiorni in Libia.
Nell’aprile del 2011 Brabo venne catturato dalle forze lealiste dell’esercito di Gheddafi e tenuto prigioniero per quarantacinque giorni. Rilasciato torna in Spagna, per far ritorno in Libia dopo appena due mesi, alla ricerca e alla scoperta dei luoghi dove era stato detenuto e delle prigioni libiche, in un viaggio di auto-psicanalisi per superare il trauma personale della detenzione. Il lavoro di Brabo testimonia altresì come il regime carcerario e il trattamento dei prigionieri da parte di entrambe le fazioni in gioco non era poi così differente. Al suo ritorno in Libia, infatti, il regime di Gheddafi era caduto (ottobre 2011). I cancerieri del fotoreporter si erano trasformati nei prigionieri.
Questo progetto è un tentativo personale di creare una narrazione della condizione di tutti quelli che, ironicamente, hanno perso la loro libertà a causa di una guerra scoppiata proprio per portare questa libertà.
Manu Brabo
Negli scatti della serie War Prisoner (Libya) viene documentata la condizione delle carceri libiche, e Brabo decide di intervenire sulle fotografie con la scrittura, per trasmettere le testimonianze delle persone che ha incontrato e le sue considerazioni personali. Il risultato finale affascina, colpisce, emoziona, secca la gola e diminuisce i battiti perché, anche grazie al sapiente uso del bianco nero, le foto emanano una sensazione di iperrealtà e vicinanza, nell’immediata percezione di una situazione drammatica eppure ambigua. Si deve provare pena per le persone ritratte e per la loro sofferenza? Ma perché sono rinchiuse lì, quali altre sofferenze avranno provocato? Spaesamento, partecipazione al dolore altrui e al contempo distanza sono la triade di sensazioni che descrive al meglio la visione complessiva delle cronache di Manu Brabo.
Da parte di Art for Breakfast i nostri migliori auguri ai curatori Irene di Maggio e Fabio Mantegna per questo nuovo e interessante spazio espositivo.